La velocità con cui procedono le ristrutturazioni industriali e chiusura di impianti spaventano i sindaci di tutta Italia. Inevitabili le conseguenze si riverseranno su Milano, anche se di fabbriche ne sono sopravvissute poche. Ogni difficoltà del manifatturiero in Lombardia comporterà un riallocamento dei flussi di risorse: meno a Milano che già ha avuto molto e di più ai territori circostanti.
Il tentativo di creare un polo del lusso da parte della famiglia Elkann/Agnelli spaventa l’amministrazione milanese. Concentrare in un unico gruppo aziende diverse come Ferrari e Armani è attraente solo dal punto di vista teorico. Gli esiti sull’occupazione sono del tutto imprevedibili.
Meglio un’operazione più di settore come quella della quotazione di Zegna e dell’entrata nelle file dell’azionariato di Patrizio Bertelli grande azionista di Prada e marito di Miuccia.
Poi è arrivata la notizia della messa in vendita da parte di Stellantis/Fiat della palazzina di via Nizza a Torino di fronte al Lingotto dove lavoravano Gianni Agnelli e Sergio Marchionne, dove fino al 2014 aveva sede legale il gruppo Fiat prima che questa venisse spostata in Olanda. La radicalità dell’operazione di ristrutturazione industriale e cancellazione dei legami col passato e i territori ha sorpreso anche gli addetti dei lavori. Nel frattempo si è saputo che Termoli è stata la prescelta per la nuova fabbrica di batteria. Per Stellantis/Fiat che lì ha già uno stabilimento e l’infrastruttura pronta per un nuovo impianto, una decisione facile. La lezione è stata però dura per Torino con le sue molte aree deindustrializzate abbandonate dalla Fiat e con lo spostamento dei residui uffici per impiegati e dirigenti a Mirafiori, preludio per un definitivo abbandono di Torino.
Milano capitale del lusso italiano ha troppi interessi per poter trascurare l’arrivo di un nuovo operatore così aggressivo da destabilizzare l’ecosistema della moda e del lusso che comunque ha assicurato e redistribuito benessere a Milano negli ultimi 40 anni.
Per paradosso l’entrata di gruppi francesi come LVMH o Pinault nel sistema della moda a Milano è stata molto attenta a non provocare incidenti di percorso. Ma dalla loro c’era una cultura comune, un terreno e una storia di esperienze condivise. Sarà così anche per gli eredi Agnelli/Elkann con radici nei settori metalmeccanico, automobilistico e finanziario?