For years, Ruggero Maggi has been committing himself and a long line of fellow artists from all over the world to his Burma Pavilion Project. This is in addition to his longstanding militancy in environmental problems. These artists are representative of the so-called mail art which is simple to create and exhibit and strong in the messages it launches in a planetary communication. Burma Pavilion show has been installed at Palazzo Zanardi Landi in Guardamiglio (in Lombardy; from 26 June to 31 July and from 3 to 19 September).
Last February, yet another arrest of Aung San Suu Kyi, the very strong activist in favor of democracy in Myanmar, and Nobel Prize for Peace. Military powers of any color are not afraid of anything, of any enemy or opponents. And if there are strong protests, no problem. The army solves everything, up to the massacre. The international choirs that rise in support of the advocates of freedom fail to scratch the political-military leaders. The latter launch against those choirs accusations of improper interference in the reasons of a state which is not their own. Furthermore, they counter by highlighting liberticidal-like behaviors right within Western areas that should take care of their own problems. (this is often happening in Joe Biden‘s squabbles with China or Russia).
In 1989, the government of the Republic of the Union of Myanmar (which then had the less pompous name of Union of Myanmar) placed the leader of the National League for Democracy (which she founded a year earlier) under house arrest with heavy restrictions. The rulers were kind: do you want freedom? We give it to you, as long as you go and enjoy it outside the country. And she, Suu Kyi, loudly saying that she would leave Myanmar until the time when there was a democratic or civil government and political prisoners were released. It is worth adding that, in 1988, her aforementioned League for Democracy had gained over 80 percent of the seats, but it was a real and fatuous victory.
Suu Kyi’s civil battle is the most important matter to tackle, even above family affections. And not just because she is the daughter of a father in the de facto role of prime minister who was killed when she was two; It should be remembered that in Oxford, in whose university she was studying (Suu Kyi was born in 1945) she had met her future husband. In 1988 she returned to Burma with the English intellectual Michael Aris (her husband). But there was a mass massacre by the military government run by U Ne Win. She attacked him and fought with all her might for human rights and democracy in Burma.
That strong electoral issue (the remembered 80 percent of the seats) was soon deleted by the military government. In 1991, her son Suu Kyi, Alexander Aris, will collect the Nobel Prize for Peace, in place of her mother. Suu Kyi was not only still under arrest, she also had to suffer the infamy of the government caused by the Swedish Prize. Human rights and democracy at all costs. And here’s another confirmation. Her husband died in London in 1999. Shortly before, he wanted to go and visit his wife. The military government denies him the visa; in addition, it threatens Suu Kyi that if she went to London to visit her husband, she would not be allowed to return to Burma. The consequence was that she did not see her husband again.
In 2002, she was arrested again after attempting to cross the borders of the Yangon region. Despite the support of the international community, only in 2008 she was allowed to receive correspondence from abroad from her children and also some magazines. In 2010, laws on purpose: People convicted of crimes (such as those she had been accused of) could not participate in the elections; in addition, a ban from public office for those who were or had been married to foreign partners. Suu Kyi went on fighting against the military government, not less when her house arrest was lifted, in 2010. But history is endless and repeats itself, as well as the arrests, poor Joan of Arc.
L’arte per il Myanmar
Da anni Ruggero Maggi, impegna se stesso e una lunga schiera di colleghi artisti di ogni parte del mondo per il suo progetto Padiglione Birmania. Questo in aggiunta alla sua lunga militanza nei problemi ambientali.
Sono artisti rappresentativi della cosiddetta mail art o arte postale: semplice da realizzare e da esibire e forte nei propri messaggi di impegno sociale, in una comunicazione planetaria. Padiglione Birmania è realizzato a Palazzo Zanardi Landi di Guardamiglio (in Lombardia; dal 26 giugno al 31 luglio e dal 3 al 19 settembre).
Nel febbraio scorso, ennesimo arresto di Aung San Suu Kyi, l’instancabile attivista in favore della democrazia in Myanmar, Premio Nobel per la Pace. I poteri militari di qualunque colore non hanno paura di nulla, di nessun nemico o avversario. E se ci sono opposizioni o proteste forti, nessun problema. L’esercito risolve tutto, fino al massacro. I cori internazionali che si levano a sostegno dei fautori della libertà non riescono a scalfire i capi politico-militari. Essi, contro quei cori lanciano le accuse di ingerenza impropria nelle ragioni di stato di altri Paesi. Inoltre, controbattono, evidenziando comportamenti simil-liberticidi proprio all’interno di aree occidentali che predicherebbero bene e razzolerebbero male (sta succedendo spesso nei battibecchi di Joe Biden con la Cina o con la Russia).
Nel 1989, il governo della Republic of the Union of Myanmar (che allora aveva il nome meno pomposo di Union of Myanmar) mette, la leader della National League for Democracy (da lei fondata un anno prima) agli arresti domiciliari con pesanti restrizioni. Generosi, i governanti: vuoi la libertà? Te la diamo, a patto che vai a godertela fuori dal Paese. E lei, Suu Kyi, a dire a gran voce che avrebbe lasciato il Myanmar quando ci fosse stato un governo democratico o civile e fossero stati liberati i prigionieri politici. Occorre aggiungere che, nel 1988 la sua neonata NLD (la citata Lega per la Democrazia) aveva ottenuto oltre l’80 per cento dei seggi, ma fu vittoria reale e fatua.
La battaglia civile di Suu Kyi è in testa a tutto, anche al di sopra degli affetti familiari. E non solo perché figlia di un padre col ruolo di fatto di primo ministro ucciso quando lei aveva due anni. Giova ricordare che ad Oxford, nella cui università studiava (Suu Kyi è nata nel 1945) aveva incontrato il futuro marito. Nel 1988 con l’intellettuale inglese Michael Aris (il marito) torna in Birmania. Ma la gente che protestava fu massacrata dal governo militare retto da U Ne Win. Lei lo attacca e si batte con tutte le sue forze per i diritti umani e la democrazia in Birmania.
Quell’esito elettorale forte (il ricordato 80 per cento dei seggi) poco dopo fu annullato dal governo militare. Nel 1991 sarà il figlio Suu Kyi, Alexander Aris, a ritirare il Nobel per la Pace a lei conferito. Suu Kyi non solo era ancora agli arresti, dovette inoltre subire le infamie del governo provocate proprio dal Premio svedese. I diritti umani e la democrazia a ogni costo, si è detto. Ed ecco un’altra conferma. Il marito muore a Londra nel 1999. Poco prima, desiderava andare a trovare la sua Suu Kyi. Il governo militare gli nega il permesso; in aggiunta, minaccia Suu Kyi che, se fosse andata lei a Londra a trovare il marito, non le sarebbe stato concesso di ritornare in Birmania. La conseguenza fu che lei non rivide il marito.
Nel 2002, avendo tentato di oltrepassare i limiti della regione di Yangon, viene arrestata di nuovo. Malgrado il sostegno della comunità internazionale, solo nel 2008 le viene concesso di ricevere la corrispondenza dall’estero da parte dei suoi figli e anche taluni periodici. Leggi ad hoc nel 2010: i condannati per crimini (tipo quelli di cui lei era stata accusata) non potevano partecipare alle elezioni; inoltre, bando dai pubblici uffici per coloro che erano o erano stati sposati con partner stranieri. Suu Kyi ha continuato a battersi contro il governo militare, anche se nel 2010 le sono stati revocati gli arresti domiciliari. Ma la storia è infinita e si ripete, ancora arresti per la povera Giovanna d’Arco.
THE ARTISTS PARTICIPATING IN THE BURMA PAVILION SHOW
Laura Agostini, Cristina Alaimo, P. Andrei Alexandru (RO), Christian Alle (FR), Dino Aloi, Francesco Tullio Altan, Franco Altobelli, Antonio Amato, Lutz Anders (D), Salvatore Anelli, Caterina Arcuri, Andreina Argiolas, Luigi Auriemma, Gino B. Cilio, Erika Baggini, Antonio Baglivo, Franco Ballabeni, Sabela Baña Roibas (ES), Bobo Banchi, Fabrizio Bandini, Calogero Barba, Vincenzo Barba, Vittore Baroni, Donatella Baruzzi, Pier Roberto Bassi, Vertilo Battistella, Mariano Bellarosa, Milena Bellomo, Wanda Benatti, John M. Bennett (USA), Luisa Bergamini, Mariarosa Bergamini, Pedro Bericat (ES), Nicola Bertoglio, Carla Bertola, Giuseppe Bertolino, Diane Bertrand (CA), Rita Bertrecchi, Marco Bevilacqua, Giorgio Biffi, Lucia Biral, Antonio Bobò, Rovena Bocci, Norbert Böckmann (D), Mariella Bogliacino, Dejan Bogojevic (RS), Giovanni Bonanno, Rosa Bosco, Paolo Brachi, Marzia Maria Braglia, Hans Braumüller (D), Paulo Bruscky (BR), Ioan Bunus (D), Ombretta Buongarzoni, Rosaspina Buscarino, Nirvana Bussadori, Mariangela Cacace, Mirta Caccaro, Alfonso Caccavale, Pina Candileno, Giancarlo Caneva, Angela Caporaso, Loretta Cappanera, Guido Capuano, Lamberto Caravita, Paolo Carnevale, Emilio J. Carrasco (MX), Stefania Carrozzini, Germano Casalena, Alberto Casiraghy, Bruno Cassaglia, Domenico Castaldi, Giorgio Celiberti, Renato Cerisola, Mustafa Cevat Atalay (TR), Simonetta Chierici, Pino Chimenti, Carmine Cianci, Massimo Ciccone, Cosmo Cinisomo, Maria Antonietta Claretto, Mario Cobàs, Tiziana Colangelo, Tim Collapse (USA), Mario Concina, Francesco Cornello, Andrea Corsello, Carmela Corsitto, Crackerjack Kid (USA), Anna Crescenzi, Laura Cristin, Carla Crosio, Natale Cuciniello, Giampietro Cudin, Silvio De Gracia (AG), Marc De Hay (BE), Ko De Jonge (NL), Mario De Leo, Giorgio De Luca, Teo De Palma, Concetta De Pasquale, Yessica Aileen De Souza (PT), Prisco De Vivo, Albina Dealessi, Pina Della Rossa, Patrizia Dellavalle, Giuseppe Denti, Debora Di Bella, Emidio Di Carlo, Mimmo Di Caterino, Elena Di Felice, Antonio Di Michele, Franco Di Pede, Marcello Diotallevi, Giovanna Donnarumma, Mike Dyar (USA), Ever Arts (NL), Manuel Fabbro, Stefania Fantone, Riccardo Farinelli, Gretel Fehr, Mavi Ferrando, Domenico Ferrara Foria, Davide Ferro, Luc Fierens (BE), Anna Finetti, Hervé Fischer (CA), Franco Flaccavento, Giovanni Fontana, Roberto Formigoni, Kiki Franceschi, Aldo Frangioni, Giglio Frigerio, Thorsten Fuhrmann (D), Pamela Fullin, Marco Gagliardi, Ivo Galassi, Antonella Gandini, Ornella Garbin, Claudio Gavina, Dania Gentili, Roberta Ghisla, Roberto Gianinetti, Mario Giavino, Guglielmo Girolimini, Lino Giussani, Bruno Gorgone, Claudio Grandinetti, Klaus Groh (D), Valentina Guazzini, _guroga, Karl-Friedrich Hacker (D), Walid Haddadin, Pirjo Heino (FI), John Held Jr. (USA), Henry Grahn Hermunen (SE), Peter Hide 311065, Hilgart (USA), Uwe Höfig (D), Kathrin Holl (AT), Honoria (USA), Ursula Huber, Luigina Iacuzzi, Gennaro Ippolito, Benedetta Jandolo, Eberhard Janke (D), GX Jupitter-Larsen (USA), Gyongy Karholy-Zold (HU), Rob Komen (NL), Zlatko Krstevski (MK), La Chigi, Magda Lagerwerf (NL), Felipe Lamadrid (ES), Mario Lanzione, Elisabeth Larsen Torill (NO), Nadine Lenain (FR), Alfonso Lentini, Leona K, Silvana Leonardi, Giovanni Leto, Margherita Levo Rosenberg, Pino Lia, Vincenzo Lieto, Oronzo Liuzzi, Martina Loiarro, Lome, Lucia Longo, Maya Lopez Muro, Gian Paolo Lucato, Serse Luigetti, Ruggero Maggi, Mail Martha (GB), Antonio Mancini, Angela Marchionni, Renzo Margonari, Patrizio Maria, Max Marra, Calogero Marrali, Mario Marrocco, Maria Grazia Martina, Fabrizio Martinelli, Christophe Massè (FR), Anna Maria Matone, Anja Mattila-Tolvanen (FI), Michelangelo Mayo (USA), Pierluigi Meda, Massimo Medola, Rita Mele, Tiziano Menconi, Veronica Menghi, Myriam M. Mercader (ES), Nuria Metzli, Miche Art Universalis (BE), Monica Michelotti, Gabi Minedi, Miradario, Annalisa Mitrano, Henning Mittendorf (D), Fernando Montà, Emilio e Franca Morandi, Lorenza Morandotti, Simona Morani, Museumofmailart (UA), Keiichi Nakamura (JP), Giuliana Natali, Luigi Negro Barquez, Katerina Nikoltsou (GR), Vlado Njaradi (RS), Gerald Noebel (D), Yadan Hernandez Ojeda (CU), Yadian Hernandez Ojeda (CU), Jürgen Olbrich (D), Camilla Oppizzi, Clara Paci, Clemente Padín (UY), Lucia Paese, Angelo Paglietti, Cristiano Pallara, Franco Panella, Linda Paoli, Claudio Parentela, Sjoerd Paridaen (BE), Sandro Pellarin, Giuseppe Pellegrino, Stefania Pellicori, Walter Pennacchi, Salvatore Perchinelli, Silvano Pertone, Pasquale Petrucci, Renata Petti, Marisa Pezzoli, Riccardo Pezzoli, Alessandra Pierelli, Barry Edgar Pilcher (IE), Lucio Pintaldi, Patrizia Piotto, Sara Pirrotta, Lidia Pizzo, Luigia Poli, Hugo Pontes (BR), Debora Porco, Veronique Pozzi Painè, Benedetto Predazzi, Nadia Presotto, Tiziana Priori, Antonella Prota Giurleo, Giada Pugliese, Mario Quadraroli, Peppino Quinto, RDX-Julien (AD), Terry Reid (AU), Fulvio A. 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