Over the time, Beppe Sabatino has been changing his art. He has done so regarding a morphological, compositional, chromatic and content level. They are tacks bearing modulative and in-depth effect of his expressive research steadily connected with his privileged cultural terrain. I mean an anthropological terrain tied to earth, he land and to agriculture. Sociological topics will follow.
It is a field that he strengthens thanks to the friendship with Francesco Carbone, an artist and scholar of reference for aesthetics and art especially in Sicily and who would have founded an ethno-anthropological museum in Godrano (Palermo). Beppe Sabatino in the period of his artistic high school, in Caltanissetta, imbued himself with rurality, familiarized himself with the agricultural materials (which he would take on in his first works) and in general with the nature that he will metabolize and assume as his psychological and existential reference. But, early on, nature will transfer into a direct attention to social problems.
This is an example of his cultural tacks, but relative, because it is marked by the fusion of nature and social life and not by the overthrow of the former. Daily life facts inevitably vary but they become to be stuck at nature’s solid background, even in the case of Pesci (Fish). Here Sabatino gets everything into light: the environment, the seabed, the movement. Those very fragile beings, who have no more escape from humans’s destructive commitment, live a double life, albeit an impossible one, with Beppe’s art.
On the one hand, they denounce their defenseless condition that will make them succumb; on the other hand they are represented almost in an ideal, imaginative, or even surreal world (and Magritte has something to do with it), among transparent blues, down to the seabed, and dark blues, with ambivalent backgrounds: one extended (at the top or at bottom) and the other narrow. In this sort of Sabatinian habitat, the bright yellows and blues often flicker in spite of the fish, which appear to be motionless and almost two-dimensional in the Ravenna mosaics’s style. It is Sabatino’s magic: at the same time he denounces and sparks off aesthetic enjoyment. Of course, we deal with a condition of maturity, both creative and artistic.
Sabatino: Le ragioni profonde della natura
Nel tempo, Beppe Sabatino ha dato delle virate alla sua arte. Questo sul piano morfologico, compositivo, cromatico, contenutistico. Virate quali effetto modulativo e di approfondimento della sua ricerca espressiva puntualmente connessa col terreno culturale privilegiato. Mi riferisco al terreno antropologico insistente nella terra e nell’agricoltura e poi sociologico.
Un terreno che si rinvigorisce con la frequentazione di Francesco Carbone, artista e studioso di riferimento per l’estetica e l’arte specialmente in Sicilia e che avrebbe fondato a Godrano (Palermo) un museo etno-antropologico. Da parte sua, Beppe Sabatino durante gli anni del liceo artistico, a Caltanissetta, si imbeve di ruralità, familiarizza coi materiali agricoli (che assumerà nei suoi primi lavori) e in generale con la natura che lui metabolizzerà facendone il suo riferimento psicologico ed esistenziale. Ma ben presto essa si traduce in attenzione diretta alle problematiche sociali.
Esempio, questo, di una sua virata culturale, ma relativa, perché segnata dalla fusione di natura e vita sociale che non da superamento della prima. I fatti della vita quotidiana variano inevitabilmente ma finiscono con l’insistere nel solido background della natura. Anche nel caso dei Pesci. Qui Sabatino rende tutto leggero: l’ambiente, i fondi marini, il movimento. Quei fragilissimi esseri, che non hanno più scampo dall’impegno distruttivo degli umani, vivono, con l’arte di Beppe, una doppia vita, seppure impossibile.
Da una parte denunciano la propria condizione di indifesi destinati a soccombere; dall’altra vengono rappresentati quasi in un loro mondo ideale, immaginifico, se non surreale (e Magritte un po’ c’entra, e più lontanamente, Kupka), tra blu trasparenti, fino al fondo marino, e blu cupi, con fondi-campiture ambivalenti: una estesa (in alto o in basso) e l’altra ristretta. In questa sorta di habitat sabatiniano, i gialli e i blu accesi spesso guizzano a dispetto dei pesci che risultano come immoti e quasi bidimensionali alla maniera dei mosaici ravennati. È la magia di Sabatino: nello stesso tempo egli denuncia e provoca godimento estetico. Certo, una condizione di maturità, ideativa e artistica.
Beppe Sabatino Bio
He lives and works in Fano and Milan, where he is the Dean of the Visual Arts Department of Brera Fine Arts Academy. Born in Palermo in 1961, he studied painting at the local academy. He started working as a painter in the 1980s treating social themes.
In 1990 he founded, in Caltanisetta, with other artists, the Cultural Association “Qual’at” and five years later the “Group of contemporary anthropological art” together with the critic Francesco Carbone and others.
In 1999 he moved to Milan and collaborated with the art critic Carmelo Strano who curated his first Milanese exhibition “Between nature and culture” at the “Modern Art Collection” Gallery. Other shows followed, such as “Tempi Duri” (curated by critics Rosanna Ruscio and Lea Mattarella), “From Sicily” curated by Francesco Gallo, the Castiglione Olona Museum (curators Andrea Del Guercio and Ida Chicca Terraciano), Palazzo Cusani, Milan, Gibellina Museum, Castello di Frontone (curator Elisabetta Longari).
Among the collections, the Museum of the Gilded Bronzes of Pergola, the Civic Museum of Contemporary Art of Gibellina, the Rende Museum, the Helsinky Civic Museum.
Collective exhibitions also in Finland, China, Switzerland, Portugal, France, Belgium, Slovenia, Chile, Venezuela, Egypt, Peru. Critical surveys by Francesco Carbone, Francesco Gallo, Mario Ricotta, Marco Betta, Franco Spena, Franco Bonfiglio, Vitaldo Conte, Carmelo Strano, Lea Mattarella, Rosanna Ruscio, Ida Chicca Terraciano, Valeria Tassinari, Andrea B. Del Guercio, Alessandro Morelli, Cristina Muccioli, Andre Rodriguez, Emilia Valenza, Paolo Giansiracusa, Maria Vinella, Tiziana Coltellaro, Elisabetta Longari.
Vive e lavora tra Fano e Milano, della cui Accademia di Belle Arti è Preside del Dipartimento Arti Visive. Nato a Palermo nel 1961, nella cui accademia ha studiato pittura, inizia l’attività di pittore negli anni ‘80 con temi sociali.
Nel 1990 fonda, con altri artisti, a Caltanisetta, l’Associazione Culturale “Qual’at” e cinque anni dopo fonda con altri, tra cui il critico Francesco Carbone, il “Gruppo di arte antropologica contemporanea”.
Nel 1999 si trasferisce a Milano e collabora con il critico d’arte Carmelo Strano che cura la sua prima mostra milanese “Tra natura e cultura” presso la Galleria “Modern Art Collection”, dopo “Tempi Duri” curata dai critici Rosanna Ruscio e Lea Mattarella, poi con Francesco Gallo “From Sicily”.
Varie altre personali, tra cui il Museo di Gibellina, il Museo di Castiglione Olona, a cura di Andrea Del Guercio ed Ida Chicca Terraciano, Palazzo Cusani, Milano, Castello di Frontone, a cura di Elisabetta Longari.
Tra le collezioni Museo dei Bronzi Dorati di Pergola, Museo Civico d’Arte Contemporanea di Gibellina, Museo di Rende, Museo Civico Helsinky.
Collettive anche in Italia, Finlandia, Cina, Svizzera, Portogallo, Francia, Belgio, Slovenia, Cile, Venezuela, Egitto, Perù.
Scritti di: Francesco Carbone – Francesco Gallo – Mario Ricotta – Marco Betta – Franco Spena – Franco Bonfiglio –Vitaldo Conte – Carmelo Strano – Lea Mattarella – Rosanna Ruscio – Ida Chicca Terraciano – Valeria Tassinari – Andrea B. Del Guercio – Alessandro Morelli – Cristina Muccioli – Andre Rodriguez – Emilia Valenza – Paolo Giansiracusa – Maria Vinella – Tiziana Coltellaro – Elisabetta Longari.