Alcuni passaggi della transizione verde trovano tempi rapidi per il consenso. É il caso della mobilità dolce. Marco Granelli, assessore alla mobilità, annuncia l’obbiettivo dei 300 km di piste ciclabili urbane come quasi raggiunto: “Siamo stati bravi e siamo stati aiutati dalla buona volontà dei cittadini, che hanno scelto di spostarsi in modo pratico tutelando l’ambiente e migliorando la propria condizione fisica”.
Al momento in corso Buenos Aires transitano quasi 6 mila biciclette al giorno, in viale Monza circa 3mila. Nemmeno questo è stato un risultato facile ma ora si presentano all’orizzonte ben altre difficoltà.
La Commissione Europea nel mese di luglio potrebbe proporre un allargamento della Carbon Tax alle automobili e case. Valgono il 40% delle emissioni complessive della UE. Molti si oppongono perché temono la forte regressività di queste tasse che andrebbero a colpire la parte della popolazione con i redditi più bassi.
Secondo un calcolo approssimativo, una famiglia di quattro persone, per automobile e casa, andrebbe a pagare nel 2021 circa 200 euro in più e nel 2024 circa 450 euro in più. Questa politica offrirebbe scarse opportunità, visto la sua regressività, di togliere le famiglie povere dalla trappola dei consumi e attività basate su carburanti fossili. Sarebbero loro a sostenere nel corso del tempo una quota sproporzionata di Carbon Tax con benefici a favore di altri.
L’obbiettivo di raggiungere zero emissioni nette in 30 anni è ambizioso. I politici per ora sembrano sostenere che questo potrà avvenire senza costi per la gente. Nel PNNR o Recovery Fund per la quota di Milano si parla di un grosso investimento in teleriscaldamento, ma è solo un passo iniziale. L’area di Milano dal punto di vista fiscale dà un contributo più che proporzionale quanto a imposte. Tra le preoccupazioni del nuovo sindaco ci saranno senz’altro sia le convenienze delle aziende a lasciare Milano perché troppo cara dal punto di vista fiscale, con l’aggiunta della Carbon Tax, sia l’eccessivo gravare di questa tassa sui redditi bassi, quelli da cui il movimento di protesta dei gilets jaunes ha tratto ragioni e forza.