L’Università Cattolica compie 100 anni. Milano vanta ormai una schiera di università quale nessun’altra città italiana: Università degli Studi, Bicocca, Iulm, Politecnico, Bocconi, San Raffaele, Cattolica.
Negli anni Novanta Milano abbandona l’industria e, con una radicale transizione, diventa una città basata sull’Economia dei Servizi. Le università “Fabbriche del sapere” sono un pezzo importante di questa trasformazione. Milano da “città fabbrica” si è ricreata in una delle capitali italiane dell’educazione universitaria.
La svolta si deve a Marco Vitale, assessore al Bilancio, Finanze e Demanio nella giunta del sindaco Marco Formentini dal 1993 al 1997. Marco Vitale era anche presidente delle Ferrovie Nord, ispiratore di Malpensa 2000, docente alla Bocconi. Dalla sua intuizione nasce l’Università Bicocca, filiazione della Statale nell’area ex Pirelli e il raddoppio dell’Università Bocconi.
Poi, lentamente, la situazione cambia. Si affaccia il modello Usa delle università di élite. Quelle USA, le “Ivy League”, producono con i loro allievi più imprenditori, più “startup”, più crescita economica di quanto sappiano o possano fare le università normali. Non è chiaro se poi questo si trasformi anche in un gettito fiscale equo, sostengono i critici.
Milano ospita almeno due università che, in modo ibrido, élite e tradizionale, possono percorrere la strada USA: Bocconi e Politecnico. Ambedue sviluppano da anni corsi e attività postlaurea di rilevanza economica con schemi aziendali. Il modello universitario italiano, a differenza di quello USA, non prevede l’esistenza di campus con alloggi per gli studenti se non in numero limitato. Nemmeno una completa offerta di strutture a loro specifico uso. Le università hanno sviluppato campus urbani parte della città che, fino ad ora, hanno rappresentato una voce positiva del bilancio con la città.
Ma il patto di alleanza stretto da Milano con le università, patto vecchio di più di un quarto di secolo, forse deve essere riscritto se il corpo delle università si differenzia in tradizionali e di élite, queste ultime con l’adozione di modelli aziendali. Dietro la Bocconi, l’università più di élite di Milano, per un paradosso, c’è il centro di distribuzione di “pane quotidiano”. Così, da una parte, lungo i marciapiedi si snodano file di dolenti emarginati e dall’altra i nuovi edifici, progettati dai giapponesi di Sanaa, del Campus Bocconi che ospitano studenti selezionati da una “meritocrazia” sulla quale sempre meno c’è accordo.