Il bosco, i resti del futuro – The wood, the remains of the future

foto di un paesaggio innevato con un bosco di alberi secchi
Foto di Evelina Schatz

Appunti di eunomia ecologica

Originariamente, il paradiso è soltanto terrestre.

In una iscrizione funebre seguiamo il dialogo del Poeta e del viandante. “E tu, viandante, sii felice. E se vuoi essere contento nel Dopo, cerca di passeggiare fra gli alberi di limoni e di aranci in gennaio quando il tappeto giallo di piccoli crisantemi si stende come lo specchio del Paradiso. Ricordati che nelle vecchie scritture, dopo i greci, i giardini dell’Eden sono proprio gli aranceti.”

Pindaro descrive il soggiorno dei beati in un giardino rinfrescato dalle brezze oceaniche. “Lo stesso concetto ritroviamo in Persia, ove la parola pairadâeza, ossia chiuso, designava i magnifici giardini che circondavano i castelli dei satrapi e del Gran Re. La storia della parola paradiso nelle tre grandi religioni monoteiste è nota: originariamente il paradiso era un paese d’oltretomba collocato sulla terra stessa, forse in qualche oasi. L’idea del paradiso passò da terrestre a celeste in epoca relativamente tarda e per influenza dell’astronomia caldea.” (Alberto Savinio).

Spectant victores ruinum naturae, “essi guardano da Vincitori alla rovina della natura”. Così il naturalista romano Plinio si riferisce all’estrazione mineraria. Tuttavia, l’enunciazione vuol assumere – la forma linguistica scelta lo conferma – valore generale.

L’Attica calva, precoce forma di morte del bosco viene celebrata dai templi dell’Acropoli. Registra Platone all’inizio del IV secolo a.C.: “Son rimaste in confronto di quelle d’allora quest’ossa quasi di corpo infermo, essendo colata via la terra grassa e molle e restato solo il corpo magro della terra.” E l’Etruria non fu sconvolta forse da un’assenza di un’eunomia ecologica?

Il viaggio degli alberi                                                                                  

Ma i greci, i greci! La culla del ratio e della verticale. Colonne (per lo spirito) e gli alberi (per l’esplorazione del mondo). E disboscarono, disboscarono! Fino a rendere calvi i monti della penisola – paesaggio lunare del futuro. Mentre i bastimenti tracciavano la mappa del mondo.

Anche a Gerusalemme ben 45 colonne fatte di tronchi di cedri del Libano sostenevano la copertura della cosiddetta casa della foresta del Libano, situata nella reggia di Salomone, attigua al famoso tempio. Nessuno, allora come ora, conosceva i limiti della ragione o della conoscenza, né come l’etica può risolvere i problemi aperti dal progresso. Ma si è sempre cercato l’equilibrio armonioso sulle strade della grandezza. 

Sul terreno fertile dell’eredità classica, del costruttivismo nordico e dello spartito decorativo orientale viene tracciato il ponte. Il primo fu in legno.

Geografia poetica del legno                                                                               

Forse è la chiave esemplare, il legno – appunto, di arte totale, frutto di una contaminazione di diversi linguaggi tra loro: dalla dipintura sulla tavola (con uso di parte dialogata: già atto teatrale) alla scultura, dall’architettura alla scenografia, dal teatro alla musica, dal libro in carta alla recita/danza ove il palcoscenico è luogo di legno.

E i ponti si inarcano. E allo spezzarsi degli archi le grandi navi passano, penetrando nuovi spazi e creando nuovi ponti, quelli del commercio che pure è vita. Come i grattacieli di New York, quei ponti in divenire giganti fanno parte dei complessi architettonici del funambolico europeismo.

Ora è avvenuto che la società dello spettacolo ha moltiplicato e incrociato tutti i mezzi materiali e i linguaggi di riproduzione, sottraendo all’arte la sua generosa e misteriosa utopia. Abbattendo così le foreste non più per navigare in corsa verso le nuove mete ma piuttosto in fuga dalla foresta dei simboli del proprio sito, troppo sofisticati per il frettoloso passo di una civiltà in plastica. Che è profondamente corale. Dove lo stesso spettacolo diventa (per velocità d’immagini) una textura ornamentale simile solo all’ornato arabo, e quindi interfaccia dell’arte geometrica del Novecento. Nel loro momento dogmatico, non estetico.

Il legno è attivamente legato, struttura e artificio, all’architettura e all’immaginario scenico del teatro sia in chiave storica che tecnica e artistica. Resistente, leggero, modulare, musicale, caldo e elegante, il legno media la sua essenza e la sua estetica alla tradizione e allo spirito del teatro dal Rinascimento all’oggi.

Glorificazione estrema del mondo teatrale, il Farnese di Parma ha eretto a suo scopo principale l’illusione. Nessuna parte del teatro (arch. Aleotti di Argenta) è in marmo o in mattoni: l’importanza non consisteva nel tipo di materiale usato, ma nell’apparenza di un determinato tipo di materiale. Come per la scultura medievale. Statue in legno, mosse dalla tensione nel rappresentare il loro personaggio, si sforzano in una sofferta torsione a S, simili agli strumenti musicali nel formidabile slancio comune per la spiritualizzazione dell’espressione formale.


Notes of ecological law (eunomia) 

Originally, heaven is only earthly.

In a funeral inscription we follow the dialogue between the poet and the traveler. “And you, traveler, be happy. And if you want to be happy in the After, try to walk among the lemon and orange trees in January when the yellow carpet of small chrysanthemums stretches like the mirror of Paradise. Remember that in the old scriptures, after the Greeks, the gardens of Eden are precisely the orange groves. “

Pindar describes the stay of the Blessed in a garden cooled by ocean breezes. “We find the same concept in Persia where the word pairadâeza, meaning closed, was used to designate the magnificent gardens that surrounded the castles of the satraps and the Great King. The history of the word paradise in the three great monotheistic religions is known: originally paradise was a country of the afterlife located on earth, perhaps in some oasis. The idea of ​​heaven passed from earthly to celestial in a relatively late period and under the influence of Chaldean astronomy” (Alberto Savinio).

Spectant victores ruinum naturae, “They look at the ruin of nature like Winners”. Thus, the Roman naturalist Plinio refers to mining. However, the enunciation wants to assume a general value, as the linguistic form chosen confirms. 

The barren Attica, an early form of wood death, is celebrated by the temples of the Acropolis. Plato records at the beginning of the 4th century BC: “Compared to those of that time, these bones almost of a sick body have remained, since the fat and mushy earth have been cast off and only the thin body of the earth has remained”. And was not Etruria perhaps upset by an absence of ecological law?

The journey of the trees 

However, the Greeks, the Greeks! The cradle of ratio and vertical. Columns (for the spirit) and trees (for exploring the world). And they deforested! They deforested until the mountains of the peninsula became barren (the lunar landscape of the future),while the ships drew the map of the world.

Also in Jerusalem, as many as 45 columns made of cedar logs from Lebanon supported the roof of the so-called house of the forest of Lebanon, located in Solomon’s palace, next to the famous temple. Nobody, then as now, knew the limits of reason or knowledge, nor how ethics could solve the problems opened by progress. However, harmonious balance has always been sought on the roads of greatness.

The bridge is drawn on the fertile ground of the classical heritage, of Nordic constructivism and of the oriental decorative score. The first bridge was indeed made of wood.

The poetic geography of wood 

Perhaps wood is the exemplary key. In fact, it is the object of total art, the result of a contamination of different languages ​​between them: from painting on the table (with the use of a dialogue part: already a theatrical act) to sculpture, from architecture to scenography, from theater to music, from the paper book to the performance / dance where the stage is a wooden place.

Moreover, the bridges arch. And when the arches break, the great ships pass, penetrating new spaces and creating new bridges, like those used for commercial purposes which are also life. Like the skyscrapers of New York, the giant bridges in the making are part of the architectural complexes of the acrobatic Europeanism.

Now, it has happened that the society of spectacle has multiplied and intertwined all the materials and languages ​​of reproduction, subtracting its generous and mysterious utopia from art. Thus, chopping down forests does no longer serve the purpose of navigating towards new destinations. Instead, it serves the purpose of fleeing from the forest of the symbols of one’s own site, which is too sophisticated for the hasty step of a plastic civilization, which is deeply unanimous. In this context, the same spectacle becomes (for the speed of images) an ornamental texture similar only to Arabic ornament, and therefore an interface of the geometric art of the twentieth century, in its dogmatic and not aesthetic moment.

Wood is actively linked, structure and artifice, to the architecture and the scenic imagery of the theater both from a historical, technical, and artistic point of view. It is resistant, light, modular, musical, warm, and elegant. Wood mediates its essence and its aesthetics to the tradition and spirit of theater from the Renaissance to the present day.

Extreme glorification of the theatrical world, the Farnese of Parma has erected illusion as its main purpose. No part of the theater (by the architect Aleotti di Argenta) is made of marble or brick. The importance did not consist in the type of material used, but in the appearance of a certain type of material. As for medieval sculpture, wooden statues moved by the tension in representing their character, strive in a painful S-twist, similar to musical instruments in the formidable common impulse for the spiritualization of formal expression.