Quale modello per Milano nei nuovi anni venti di questo secolo? Non ci sono dubbi, quello della concorrenza fiscale spietata che la repubblicana Florida attua contro lo Stato di New York dei Democratici. Ron De Santis contro Andrew Mark Cuomo. Il primo governatore repubblicano, il secondo democratico. Tasse irrisorie quelle della Florida. Tasse elevate quelle dello Stato di New York. Taglio delle tasse sul reddito, detassazione degli immobili e delle transazioni immobiliari, riduzioni delle aliquote per le aziende, tutto il possibile arsenale viene esplorato per rendere Miami, capitale della Florida, una anti New York. Alla fine anche importanti datori di lavoro come Goldman Sachs si sono convinte e hanno spostato a Miami qualche ufficio.
La Regione Lombardia vorrebbe ispirarsi proprio a questo nella sua concorrenza alla Milano del sindaco Sala e alle altre regioni italiane. Certo non ci sono gli spazi come dentro una federazione. Ma la tentazione di saggiare il terreno per provare a staccare gli investitori internazionali dall’amministrazione PD/Sala, c’è. Milano e Lombardia hanno bisogno di propellente fiscale per uscire dalla crisi. Milano è più povera di solo un anno fa e anche l’Italia lo è diventata a causa della crisi sanitaria del Covid. Milano, a confronto con la decina di aree metropolitane concorrenti in Europa, ha dei punti di eccellenza ma forse meno di quanto si pensasse. Una massiccia deflazione fiscale attrae gli investimenti, acchiappa le occasioni all’inizio di questi nuovi anni venti.
Valga quello che fanno Amazon, Apple, con sede fiscale nella conveniente Irlanda, o la Fiat, ora Stellantis, con sede in Olanda, dopo aver lasciato Torino, la città d’Italia con il maggior numero di aree abbandonate dall’industria. Valga l’insegnamento della Germania che, nonostante le grandi imprese, le competenze tecniche e un sistema sanitario di assoluta eccellenza con la deflazione fiscale, prospera felicemente dai tempi del cancelliere Gerhard Schroeder, suo inventore.