Ricorrenza Mozart, i viaggi in Italia

dipinto dell'artista Feueu Tola che rappresenta idealmente il genio Mozart con una giacca rossa stilizzata e il volto abbozzato con uno spartito musicale.
Dipinto di Feuei Tola, Ave Verum Corpus, tecnica mista, 2020

Duecentocinquanta anni fa, nel 1771, il genio della musica Wolfgang Amadeus Mozart (27 gennaio 1756 – 5 dicembre 1791), insieme al padre Leopold,  si trovava in Italia per uno dei suoi tre viaggi nel nostro paese. Nel gennaio di quell’anno l’Accademia Filarmonica di Verona lo nominava Maestro di Cappella, esattamente un anno dopo il suo fortunato soggiorno nella città veneta, che ancora oggi festeggia la visita del Maestro.

Nella circostanza pubblichiamo un’anticipazione della biografia di Mozart (inedita) scritta da Giovanni Caruselli, nostro redattore, autore di saggi, collaboratore di Einaudi, Rizzoli, Vallardi, Diakronia, e altri editori, per testi di storia e filosofia (materie che ha insegnato).

 

Ad un viaggio in Italia il padre Leopold pensava già da tempo e probabilmente per l’avvenire di Wolfgang lo considerava più importante di quelli effettuati a Vienna, Parigi e Londra. La musica italiana, con i suoi celebri conservatori e le sue accademie, manteneva allora un predominio incontrastato in Europa e non era pensabile che la formazione artistica di un musicista fosse completa se questi non avesse compiuto almeno un soggiorno in Italia a scopo di studio. A tale fine Leopold il 30 settembre del 1769 aveva ottenuto a Vienna una lettera di raccomandazione per l’abate G. M. Ortes di Bologna, da parte di un personaggio molto noto e influente nell’ambiente musicale italiano, e cioè il famoso compositore J. A. Hasse. Leopold e Wolfgang (Nannerl [Maria Anna Walburga Ignatia, sorella maggiore di Wolfgang, n.d.r.] e sua madre questa volta erano restate a casa) partirono da Salisburgo il 13 dicembre 1769, facendo la loro prima sosta a Innsbruck, dove Wolfgang tenne un concerto organizzato dal conte Künigl. Del successo riscosso diede notizia la Innsbrucker Zeitung. Successiva tappa fu Rovereto, dove venne organizzato un concerto in casa del barone Tedeschi, e dove si registrarono manifestazioni di indescrivibile entusiasmo quando Wolfgang suonò l’organo del Duomo. Eguale successo ebbe a Verona e a Mantova, dove l’Accademia Filarmonica organizzò, nel proprio teatro, un concerto di cui parlarono molto i giornali locali. Il 23 gennaio 1770 i Mozart giunsero a Milano alloggiando presso il convento di San Marco. Qualche tempo dopo fu tenuto un grande concerto nel palazzo del governatore generale della Lombardia, il conte Joseph von Firmian, salisburghese di nascita, che manifestava una forte simpatia per i due musicisti concittadini. Durante il concerto, alla presenza del duca di Modena e del cardinale, furono eseguite alcune arie composte da Wolfgang su testi di Metastasio. inoltre, prima di ripartire, egli ricevette l’incarico di comporre un’opera da eseguire durante il carnevale meneghino, con un compenso piuttosto consistente. La tappa successiva fu Lodi dove Wolfgang compose il suo primo quartetto (K 80), quindi Mantova e infine Bologna, dove il conte Pallavicini organizzò un concerto per introdurre il giovane nell’ambiente artistico della città. L’iniziativa del conte ebbe successo perché in quell’occasione Wolfgang conobbe padre Giambattista Martini, autorità indiscussa nella vita musicale italiana. Così Leopold descrive l’avvenimento: «Padre Martini, l’idolo degli italiani, dopo averlo sottoposto a tutte le prove immaginabili, parla di lui con ammirazione incondizionata. Siamo andati a trovarlo due volte ed entrambe le volte Wolfgang ha realizzato una fuga di cui padre Martini gli aveva scritto soltanto le poche note del tema».

Il 30 marzo i Mozart arrivavano a Firenze, ricevuti con grande cordialità dal granduca Leopoldo, che aveva già conosciuto Wolfgang a Vienna. Nel capoluogo toscano quest’ultimo conobbe il giovane violinista inglese Thomas Linley, allievo del famoso Nardini, e fra i due nacque una sincera amicizia che sarebbe stata troncata drammaticamente nel 1778 dalla morte del Linley. L’11 aprile Leopold e Wolfgang raggiungevano Roma, dove avrebbero riscosso un grande successo negli ambienti nobiliari locali. Quasi subito si verificò un episodio che doveva costituire un’ulteriore controprova delle eccezionali capacità del giovane genio. Avendo ascoltato nella Cappella Sistina il Miserere di Gregorio Allegri, composizione che godeva di una particolare tutela da parte delle autorità, Wolfgang riuscì a memorizzarla integralmente, riproducendola poi per iscritto. Quando il cantante Cristofori sentì eseguire il brano non poté che rilevare la totale aderenza dell’esecuzione col Miserere a lui ben noto.

Nei primi giorni di maggio i Mozart si trasferirono a Napoli. La città e il re non fecero una positiva impressione ai due. Così Leopold: « … La posizione, la fertilità di queste terre piene di vita e di cose rare mi renderanno penosa la partenza. Ma il sudiciume, le frotte di mendicanti, tutta questa orribile gente, la cattiva educazione dei bimbi, l’incredibile chiassosità, perfino nelle chiese, fanno sì che si lasci la parte buona con minor rimpianto». Così Wolfgang dipinge il re Ferdinando IV: «È educato grossolanamente, alla napoletana; all’opera siede sempre su uno sgabello per sembrare un tantino più alto della regina… ». Quest’ultima, che ha ricevuto i Mozart con grande cortesia, è a loro decisamente più gradita: «La regina è bella e gentile. ci ha salutato non meno di sei volte nel più affabile dei modi». Dopo aver conosciuto alcuni eminenti musicisti, fra cui Giovanni Paisiello, e dopo aver dato un concerto il 28 maggio, i due tornarono a Roma. Alla fine di giugno, Wolfgang sarebbe stato ammesso a un’udienza privata con Clemente XIV e avrebbe ricevuto il prestigioso ordine dello Speron d’Oro. Il 20 luglio i Mozart si spostarono a Bologna, dove furono ospitati in una villa dei conti Pallavicini. La permanenza dovette essere particolarmente confortevole secondo le annotazioni di Leopold: «Le lenzuola sono più fini delle camicie di molti gentiluomini. Tutto è d’argento, perfino i candelieri e i vasi da notte. Abbiamo un valletto e un domestico a nostra disposizione».

In questo periodo Wolfgang compose la musica dell’opera che gli era stata commissionata a Milano, e cioè Mitridate, re del Ponto su libretto del torinese Vittorio Amedeo Cigna – santi. I rapporti sempre più cordiali col padre Martini diedero a Wolfgang la possibilità di entrare a far parte dell’Accademia Filarmonica, benché non avesse ancora i venti anni prescritti per l’ammissione. Questa fu decretata dopo che egli ebbe sostenuto un severo esame di contrappunto cui fu sottoposto il 9 ottobre 1770 dai membri dell’Accademia. Dieci giorni dopo padre e figlio erano già a Milano e Wolfgang si dava da fare per ultimare l’opera commissionatagli. Ancora una volta, come già a Vienna, deve affrontare l’invidia e l’ostilità di molti che, nuovamente, Leopold annota: «Avanti che venisse fatta la prima prova con l’orchestra piccola, c’erano di quelli che con parole sarcastiche ne sparlavano a priori, profetizzando, per così dire, che la musica era immatura e mal riuscita, perché era impossibile che un ragazzo così giovane, e per giunta tedesco, potesse scrivere un’opera italiana … Tutti costoro dopo la prima piccola prova sono ammutoliti e non dicono più una sillaba.». L’opera fu rappresentata il 26 dicembre al Teatro ducale sotto la direzione dell’autore e fu replicata venti volte. «L’opera di nostro figlio va avanti tra il consenso generale, e come dicono gli Italiani è “alle stelle”». La trama è ispirata a un dramma di Racine. Mitridate, re del Ponto, prima di partire per la guerra contro i Romani, affida la sua amata Aspasia ai due figli Farnace e Sifare. Per mettere alla prova i due, Mitridate dà ordine di fare arrivare loro la notizia della sua morte. A questo punto Farnace dichiara il suo amore ad Aspasia, la quale, però, ama Sifare. Mitridate torna con la promessa sposa di Farnace, Ismene, e accusa di tradimento Farnace, che, però, si difende svelando l’amore ricambiato di Sifare per Aspasia. Lo sbarco dei Romani imprime una svolta alla vicenda: nella battaglia, Mitridate esce vittorioso ma ferito a morte e perdona Sifare e Aspasia, mentre Farnace riscopre il suo amore per Ismene.

Nei primi giorni di febbraio 1771 i Mozart si spostarono a Venezia per partecipare al carnevale e vi restarono fino al 12 marzo, cogliendo l’occasione per dare vari concerti privati organizzati dalla nobiltà cittadina. Nel viaggio di ritorno toccarono Padova, Vicenza e Verona, per rientrare a Salisburgo il 28 marzo 1771. Per Wolfgang, che fra l’altro aveva ricevuto l’incarico di comporre ancora una nuova opera per il carnevale milanese del 1773, la permanenza nella città natale non doveva durare più di sei mesi. Il 13 agosto, infatti, ripartiva con il padre ancora alla volta dell’Italia, con l’incarico di comporre una serenata teatrale per le nozze a Milano del granduca Ferdinando, quattordicesimo figlio di Maria Teresa d’Austria, con la principessa Maria Ricciarda Beatrice di Modena. Il testo della serenata era del celebre poeta milanese Giuseppe Parini e si intitolava Ascanio in Alba (K 111), mentre quello dell’opera principale, il Ruggiero, o vero l’eroica gratitudine, era del Metastasio, musicato da Johann Adolf Hasse. Il 16 e il 17 ottobre il Ruggiero e l’Ascanio in Alba furono rappresentate e il lavoro di Wolfgang ottenne un successo maggiore di quello dell’opera di Hasse, come dimostra il superiore numero di repliche. L’anziano Hasse non se ne ebbe a male, manifestando tutta la sua ammirazione per il giovane compositore, non senza criticare, d’altra parte, taluni atteggiamenti di Leopold. A metà dicembre i Mozart erano ancora di ritorno a Salisburgo, giusto in tempo per vedere spirare il vescovo Sigismondo von Schrattenbach. Nel marzo 1772 il posto di quest’ultimo viene preso dal vescovo Hieronimus Joseph Franz de Paula, conte di Colloredo, uomo poco gradito ai salisburghesi per via del suo temperamento autoritario. Per celebrare l’insediamento dell’alto prelato viene dato a Wolfgang l’incarico di mettere in musica Il sogno di Scipione (K 126) su testo di Metastasio. Benché il Colloredo non mostri una particolare simpatia per i Mozart, nell’agosto di quell’anno decide di corrispondere a Wolfgang, che ricopriva la carica di Konzertmeister, uno stipendio non indifferente.

Alla fine di ottobre i Mozart erano ancora in viaggio per l’Italia e giungevano a Milano il 4 novembre per completare l’opera che era stata commissionata a Wolfgang durante il primo viaggio in Italia. Si trattava del Lucio Silla (K 135), il cui libretto era stato scritto da Giovanni da Gamerra e rivisto dal Metastasio, che aveva apportato alcune modifiche. La trama dell’opera è la seguente. Il dittatore Lucio Silla si innamora di Giunia, figlia di Caio Mario, la quale a sua volta ama il senatore Cecilio che la ricambia. Cecilio tenta di uccidere Silla e, non essendovi riuscito, decide di darsi la morte insieme a Giunia. Silla, però, perdona Cecilio, acconsente al suo legame con Giunia e pone fine alla sua dittatura sul popolo romano. La prima messa in scena dell’opera incontrò varie difficoltà, come la malattia del tenore Arcangelo Cortoni, sostituito da un interprete non troppo esperto, e lo spostamento di tre ore dell’inizio della rappresentazione, voluto dal granduca Ferdinando. Malgrado tutto, dopo una prima non particolarmente riuscita, l’opera riscosse un notevole successo e fu replicata una ventina di volte. I Mozart non rientrarono subito a Salisburgo poiché Leopold, benché angustiato da violenti dolori reumatici, tentava di convincere il granduca di Toscana Leopoldo ad assumere Wolfgang. Il suo progetto non ebbe esito e il 13 marzo 1773 i due ritornarono nella città natale, giusto in tempo per la cerimonia dell’anniversario dell’insediamento dell’arcivescovo Hieronimus Joseph Franz de Paula che si sarebbe tenuta il 14. Mozart non sarebbe più tornato in Italia e non avrebbe più ricevuto commissioni da questo paese, ma l’esperienza artistica fatta nel corso dei tre viaggi descritti avrebbe costituito parte integrante della sua futura evoluzione.

 

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