“Il documento UNITI nella MAIL ART vuole essere testimonianza della nascita e dello sviluppo di questa espressione artistica conosciuta come ARTE POSTALE… senza dubbio la più ampia – al di fuori del mercato dell’arte – per numero di partecipanti e per estensione, sia a livello geografico che temporale. Ciò può essere spiegato per il suo dichiarato proposito di porsi fuori dall’ambito commerciale, senza attribuire alcun valore venale allo scambio, ma privilegiando la comunicazione e la padronanza del mezzo postale… per questo non morirà mai. Per una comunicazione genuina sono sufficienti due interlocutori che esercitino il loro ruolo sociale”.
Clemente Padín, Montevideo, 21.05.2020
Storia
La Mail Art, conosciuta anche come Arte postale, nacque all’inizio degli anni Sessanta. Questa forma d’arte della comunicazione fu influenzata dall’attitudine di alcuni artisti Fluxus di fondere il concetto di vita con quello di arte; compositori, disegnatori, editori e poeti internazionali cominciarono a produrre, sotto la guida dell’artista lituano-americano George Maciunas mailing lists, francobolli, cartoline sperimentali e kit postali.
Nel 1970, utilizzando proprio come mezzo di comunicazione la posta internazionale, il gruppo Canadian Image Bank di Michael Morris, Vincent Trasov e Lee Nova realizzò i primi progetti. Due anni dopo, nella Polonia controllata dal regime sovietico, 26 artisti postali e Fluxus firmarono un Net Manifesto per un Network decentralizzato, aperto e non-commerciale. Il progetto, redatto in nove punti, fu coordinato da Jaroslaw Kozłowski e Andrzej Kostołowski fino a quando l’appartamento di Kozłowski fu oggetto di un’irruzione da parte della polizia polacca.
Uno scambio di lettere più intimistico e personale è presente nella corrispondenza e nei moticos (collages), opere del pioniere della Pop Art Ray Johnson, che precedette Fluxus, Image Bank e Net Manifesto. Nel 1945 Johnson lasciò la sua casa a Detroit, Michigan, e si diresse in autostop al Black Mountain College nella Carolina del Nord, dove fu studente del famoso artista e maestro della Bauhaus Josef Albers. Nel 1960 iniziò a spedire arte postale a critici d’arte, ad artisti Pop ed all’establishment artistico di New York.
Per definire questa particolare attività artistica di Johnson, il suo caro amico a New York Ed Plunkett coniò il nome di New York Correspondance School of Art, definizione che Johnson adottò per schernire la Abstract Espressionism Art School di Willem de Kooning. Con lo stesso spirito ironico Ray Johnson creò le “nothings”, facendo il verso agli Happenings di Allan Kaprow.
Ray Johnson non affermò mai di aver inventato il termine mail art che fu coniato invece, nel 1971, dal curatore e critico d’arte Jean-Marc Poinsot nel suo libro Mail Art: Communication a Distance Concept. Nell’edizione della rivista di gennaio/febbraio 1973 di Art in America il termine Mail Art apparve nell’articolo intitolato Discorso storico sul fenomeno della Mail Art del poeta nordamericano David Zack il quale, insieme a Roy Deforest, fondò il movimento artistico California Funk.
Nel 1970 il Whitney Museum of American Art presentò la New York Correspondance School of Art (NYCS) in una esposizione di arte per corrispondenza che consisteva unicamente nell’invito di Johnson ad altri personaggi. Vari noti artisti Fluxus considerarono Johnson come il “padre della Mail Art“ ma, anche se Johnson realizzò “nothings” in vari eventi Fluxus, non si considerò mai parte di questo movimento artistico e non gli piaceva neppure che la sua “scuola” fosse considerata un “network”. L’artista ed ideologo Robert Filliou nel “Fête Permanente / Eternal Network” considerò la “mail art” come un “network eterno” il cui accesso potesse essere aperto a tutti, artisti e non.
L‘arte postale si espanse e si trasformò in una “rete decentralizzata” con migliaia di artisti internazionali anche grazie ai progetti ed agli elenchi dei partecipanti messi in circolazione sulla Costa Occidentale degli Stati Uniti da Ken Friedman, il più giovane membro di Fluxus, e su quella orientale da Dick Higgins. Nell’aprile del 1973 il Museo di Arte Joslyn in Omaha, Nebraska, ospitò il network project esteso a livello urbano e regionale Omaha Flow Systems di Ken Friedman. Questo emblematico progetto permise a migliaia di artisti di contribuire senza giudici o giurati: aspetto essenziale della mail art che sopravvive ancora oggi. Si incoraggiarono inoltre i visitatori della mostra a togliere i lavori di arte postale dalle pareti sostituendoli con le loro creazioni di mail art.
Robert Indiana, preminente precursore nordamericano dell’assemblage-art, contribuì alla realizzazione dell’interscambio proposto dal progetto Omaha Flow Systems, così come fece May Wilson corrispondente ed amica di Ray Johnson, pioniera femminista della mail art a New York.
Durante gli anni Settanta e all’inizio degli anni Ottanta la scuola di Ray Johnson prosperò, sebbene Johnson affermasse di averla “uccisa” con un annuncio pubblicato sul New York Times del 1973. I progetti internazionali Fluxus “fiorivano” e particolarmente attivi furono il gruppo di artisti canadesi General Idea, i Dadaisti dell’area del Mendocino e quelli della Baia di San Francisco: Anna Banana, Bill Gaglione, Buster Cleveland, Lon Spiegelman, Tim Mancusi, Monty Cazazza, Opal Nations, Pat Tavenner, Genesis P-Orrige e Ginny Lloyd, per citarne alcuni.
Il primo “ismo” della mail art-neoismo
Nel 1979 nacque il Neoismo, ideato dall’emigrato ungherese Istvan Kantor che “cospirò”, in brevi editoriali su riviste, con i poeti Al Ackerman e David Zack insieme ai quali lanciò una strategia per condividere con altri uno pseudonimo (identità multipla) di una Pop star, basata sul personaggio immaginario di Monty Cantsin. Dalla sua origine a Portland, Oregon, il Neoismo si estese in Europa durante gli Anni Ottanta trasformandosi successivamente nell’identità condivisa di Karen Eliot, dello scrittore britannico Stewart Home. I neoisti di Montreal, New York, San Francisco e Baltimora realizzarono manifesti, volantini, bollettini e la rivista Smile, utilizzando il network della mail art come sistema di distribuzione, una non semplice coesistenza tra queste eterogenee esperienze artistiche.
Un’altra identità collettiva che si manifestò in Italia fu quella di Luther Blissett, il cui “portatore zero” fu un inconsapevole calciatore con una sfortunata apparizione in una squadra milanese.
La sfida della mail art nelle Americhe
Fin dagli inizi e durante gli anni Settanta, la mail art nelle due Americhe si delineò in relazione a come gli artisti postali resistettero allo “status quo” culturale e politico.
Mentre i nordamericani si ribellarono al formalismo, alla fama, alla moda, ai musei, ai critici delle gallerie e alle istituzioni, i latinoamericani resistettero e si opposero ai propri regimi repressivi. L’obiettivo non era quello di affermare la propria identità personale, ma di sviluppare strategie interdisciplinari aperte per instaurare una comunità locale e globale come atto politico. Nel Nord America, l’atto più radicale di Ray Jonhson fu quello di liberare l’arte dalla sfera commerciale regalando o barattando suoi lavori in un’ottica di libero scambio, mentre in America Latina la mail artrappresentò anche una lotta rivoluzionaria per la quale gli artisti furono incarcerati, torturati, esiliati e assassinati.
Edgardo Antonio Vigo (1928-1997), Clemente Padín, Paulo Bruscky e Graciela Gutiérrez Marx (Argentina) furono i principali e tra i primi artisti concettuali sudamericani. Sono da ricordare anche l’artista tedesco-uruguaiano Luis Camnitzer, l’argentina Liliana Porter a Buenos Aires nel 1968 e Pedro Lyra in Brasile che, nel 1970, pubblicò un manifesto sulla mail art. In America Latina le prime mostre furono realizzate da Clemente Padín in Uruguay (1973), da Edgardo Antonio Vigo in Argentina e da Paulo Bruscky in Brasile (1974).
Nel 1976 Palomo, figlio di Edgardo Vigo, fu vittima del terrorismo di stato perpetrato dalla dittatura militare argentina durante la quale migliaia di studenti, giornalisti e attivisti furono assassinati o “desaparecieron”. Nello stesso anno Vigo scrisse Arte Correo: Una nueva fase en El Proceso Revolucionario de Creación, in cui descrisse la mail art come una storia alternativa dell’arte. La sua collaboratrice, Graciela Gutiérrez Marx, propose un’operazione di poesie in azione e, nell’agosto del 1984, partecipò alla costituzione dell’Asociación Latinoamericana y del Caribe de Artistas-Correo, fondata nella città di Rosario in Argentina, che riunì la maggior parte degli artisti postali dell’America Latina e che presto divenne strumento di scambio e comunicazione. Tra i fondatori citiamo anche Clemente Padín e Jorge Caraballo che, nel 1977, a causa delle loro azioni di arte postale in opposizione alla giunta militare, subirono carcere e torture. Padín, come Gutiérrez Marx, realizzò nelle strade e nelle piazze performances con azioni poetiche che denominò il linguaggio dell’azione.
Quando gli artisti postali brasiliani Paulo Bruscky e Daniel Santiago organizzarono la Seconda Esposizione Internazionale di Mail Art brasiliana nel 1976, la polizia immediatamente chiuse la mostra, distrusse le opere ed incarcerò i due artisti. Bruscky affermò: “È sempre lo stesso: coloro che pretendono di essere padroni della cultura, cercheranno sempre di imporre le loro regole”.
A tal proposito è importante menzionare il gruppo internazionale di artisti postali Solidarte, attivo in diversi paesi, che si poneva l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica per ottenere la scarcerazione dell’artista salvadoregno Jesus Romeo Galdamez. Con l’intervento della comunità internazionale di artisti postali furono organizzate pressanti azioni mondiali per liberare Clemente Padín incarcerato dal 1977 al 1984 e Jorge Caraballo dal 1977 al 1978.
La sopravvivenza degli artisti
Negli ultimi trent’anni del XX secolo i mailartisti latinoamericani, dell’Europa dell’Est e dei Balcani lottarono per r-esistere all’interno dei propri regimi repressivi mentre oggi, la provocazione artistica, con i conseguenti scontri e controversie, risulta più incentrata sul mondo stesso dell’arte che non sulla sopravvivenza degli artisti stessi.
Gli artisti polacchi Pawel Petasz, Tomasz Schulz e Andrzej Kwietniewski furono sottoposti alla legge marziale quando il movimento Solidarność di Lech Walesa fu abolito nel 1981. Nella Germania Orientale Robert Rehfeldt, Ruth Wolf-Rehfeldt e Friedrich Winnes per anni vissero costantemente sotto il controllo della polizia segreta Stasi, così come anche in Ungheria la polizia sorvegliò gli artisti postali György Galántai e la sua partner Júlia Klaniczay, curatori di importanti esposizioni di arte sperimentale. Durante la sanguinaria guerra dei Balcani negli anni Novanta, i pacifisti e mailartisti serbi tra cui Andrej Tisma, Dobrica Kamperelić, Nenad Bogdanovic soffrirono embarghi, censure, guerre, povertà e inanizione.
Nell’Europa Occidentale e in Gran Bretagna, così come in America gli artisti postali sovvertirono i limiti artistici prestabiliti dalle istituzioni. La sopravvivenza è spesso un viaggio solitario, di cui i primi testimoni sono proprio gli operatori postali, anche se la mail art offre connessioni con il mondo intero attraverso il contenuto di una semplice busta. Gli artisti europei si distinsero a livello concettuale per esporre sia in centri artistici locali sia in spazi alternativi: banche, bagni, bar, bordelli, cartelloni pubblicitari, soffitte, stanze da letto e balconi.
Gli artisti dell’Europa Occidentale utilizzarono in modo innovativo molti mezzi: francobolli, timbri, audio-arte, copy-art, libri d’artista, riviste e video d’arte. La mail art si manifestò anche nell’arte concettuale di Klaus Groh. L’artista Robin Crozier creò il progetto Memo (Random) Memo (RY), una banca dati dei ricordi. Keith Bates ideò una speciale serie di caratteri per la mail art. L’artista e teorico belga, Guy Bleus, costituì un grande archivio di mail art, l’Administration Center. Il regista danese Niels Lomholt sperimentò la mail art nel video e realizzò la pubblicazione di formulari strutturati e schematici. In Olanda, Ruud Janssen creò l’Unione Internazionale di Mail-Artisti (IUOMA).
Rod Summers/VEC fu pioniere nella ricerca sulla audio-art, nella poesia visiva, sperimentale e concreta. Ulises Carrión, riconosciuto teorico dell‘arte postale e dei libri d’artista fondò la Other Books and So, una galleria/libreria di Amsterdam dedicata a pubblicazioni di artisti sperimentali e video-performances. Gli artisti visivi e performers della Germania Occidentale Josef Klaffki/Joki e Henning Mittendorf si distinsero nella mail art anche per i loro timbri d’artista.
Alcuni artisti postali francesi, come Jean Nöel Laszlo, organizzarono importanti esposizioni di artistamps (francobolli d’artista), tra cui quella al Musée de la Poste intitolata Timbre d’Artiste. Il poeta visivo e artista concettuale Daniel Daligand divenne famoso come “Mickeymouseologist”. L’artista concettuale svizzero H. R. Fricker organizzò il primo congresso decentralizzato internazionale di mail art nel 1986 con il suo connazionale Günther Ruch, editore della rivista d’arte postale Clinch. In Italia Mariapia Fanna Roncoroni creò Silent books libri-oggetto senza testo, a Forte dei Marmi Vittore Baroni editò Arte Postale! la prima fanzine italiana dedicata alla mail art e con il designer d’avanguardia Piermario Ciani creò lo Stickerman Museum dedicato a tutte le forme di “arte adesiva”. GAC (Guglielmo Achille Cavellini) brillante artista con una spiccata ironia fu creatore del famoso concetto dell’Autostoricizzazione, il poeta visivo Marcello Diotallevi ideò il progetto Lettere al mittente e Ruggero Maggi realizzò dal 1975 vari eventi di arte postale per la pace ed il disarmo nucleare intitolati Uniti per la pace (dedicati alla situazione sociale in Polonia e alla guerra aperta tra Argentina e Gran Bretagna per le Isole Malvinas). Questi nuovi linguaggi artistici dell’arte concettuale e della collaborazione interculturale sopravvivono ancora oggi per merito degli artisti postali europei.
Mentre la sopravvivenza per gli artisti dell’Europa Orientale e dell’America Latina è stata complessa, in Nord America i mailartisti hanno dovuto affrontare invece una diversa forma di censura politica, per la quale guardarono con sospetto il mercato dell’arte e affermarono che l’establishment artistico discriminava le donne, le minoranze e le nuove forme artistiche come libri d’artista, la poesia visiva e la copy-art. Critici come Thomas Albright e Greil Marcus definirono la mail art come “spazzatura a copia veloce”, affermando che “L’arte postale era una forma di arte pittoresca e immediata che si era autoesclusa dalla storia”. Fu contro questa visione del mondo antropocentrica, discriminante ed elitaria che gli artisti postali nordamericani Charles Stanley (anche noto come Carlo Pittore), Chuck Welch (anche noto come Crackerjack Kid), David Cole, Mark Wamaling, John Held Jr. e JP Jacob pubblicarono un ultimatum che sfidò pubblicamente l’establishment artistico. Nel febbraio 1984 questi artisti postali tennero una serie di conferenze pubbliche – “Artists Talk On Art” – sponsorizzata dalla Wooster Street Gallery di New York. La serie dedicò due appuntamenti alla mail art di cui il secondo, intitolato “Mail Art: una nuova strategia culturale”, vide come ospite un importante critico d’arte di New York City che fu allontanato dal ruolo di moderatore per essere stato uno dei giurati alla Mail Art Then and Now International Exhibition (nota del redattore: la mail art non ama premi o concorsi, non è stata ideata per i primi della classe, quindi anche costituire giurie o esserne parte è assolutamente negativo) che si era tenuta alla Franklin Furnace. La N’Tity Mail Art League, guidata dal pittore dell’East Village Carlo Pittore, dichiarò “L’arte non è a vantaggio dell’arte”, opinione sostenuta da molti artisti postali e pubblicata sulla rivista Umbrella di Judith Hoffberg.
Riguardo a ciò, quando fu chiesto a Ruggero Maggi cosa ne pensasse delle istituzioni in relazione alla mail art, rispose: “La Mail Art usa le istituzioni nei luoghi delle istituzioni contro le istituzioni”. Un’altra famosa frase in ambito mailartistico apparve nel 1985 in numerosi timbri realizzati dall’artista postale H.R. Fricker che, confrontando artisti e Belle Arti, celebrò gli artisti con una sua ironica osservazione: “La Mail Art non è una delle belle arti, è il mailartista che è bello”.
Progetti di mail art tra Asia-Pacifico, Australia ed Europa
La mail art si diffuse in Giappone anche grazie alla prima mostra Re-cycle Exhibition realizzata nel 1972 alla Tokiwa Gallery a Tokyo. In Nuova Zelanda ad Auckland l’artista postale Terry Reid creò l’Inch Art Edition, un volantino presentato nel 1974 sotto forma di un falso giornale. Le prime azioni di mail art a favore della pace e contro i progetti nucleari furono spesso esposti in gallerie private situate in Giappone, Australia e Nuova Zelanda. Anche gli artisti postali australiani contribuirono, aderendo ad Amnesty International, a liberare gli artisti postali latinoamericani imprigionati dalle dittature in El Salvador, Brasile, Argentina, Cile e Uruguay.
Tre pionieri giapponesi della mail art Shozo Shimamoto, Ryosuke Cohen e Mayumi Handa svilupparono progetti di networking viaggiando all’estero. Shimamoto, il co-fondatore del gruppo giapponese d’avanguardia Gutai, usò la sua testa rasata come tela per l’intervento artistico di centinaia di artisti che incontrò in tournée in Europa e Nord America. Handa, come Shimamoto, realizzò tagli particolari di capelli che definì kami performances a favore della pace. Brain Cellrappresenta, invece, uno dei progetti di mail art più persistenti e duraturi dell’artista postale giapponese Ryosuke Cohen. Pubblicato regolarmente dal 1985, il progetto di Cohen ha raggiunto oltre 1.080 edizioni. Cohen, in collaborazione con Shozo Shimamoto, fu il fondatore di Artists Union (AU / Art Unidentified).
Entrambi gli artisti collaborarono con Chuck Welch alla realizzazione della prima presentazione di arte postale di Flags Down For World Peace. Nel 1985 centinaia di bandiere per la pace di artisti postali di tutto il mondo furono raccolte da Welch e presentate al Museo Metropolitan di Tokyo, dove gli artisti della “AU” le unirono cucendole insieme per realizzare un’enorme striscione, ripreso anche dalla televisione nazionale giapponese. Quello stesso anno Welch collaborò con Ryosuke Cohen alla distribuzione pubblica di Francobolli di pace durante la commemorazione del 40° anniversario dell’Olocausto nucleare di Hiroshima.
Il Progetto Ombra realizzato dal 1985 da Ruggero Maggi in Italia – con la partecipazione anche di GAC (Guglielmo Achille Cavellini) ed Enrico Baj -, Irlanda, Germania (con la collaborazione di Peter Küstermann), Stati Uniti, Uruguay (con la collaborazione di Clemente Padìn) culminò in Giappone, con il contributo di Shimamoto e Cohen, ad Hiroshima il 6 agosto 1988: un grande “Mail art meeting” con performers internazionali e presentato poi anche in altre città giapponesi come Tokyo, Osaka, Kyoto, Iida.
Quando la prima bomba atomica esplose su Hiroshima gli esseri umani furono istantaneamente vaporizzati, lasciando sul terreno solo le loro ombre. I resti di queste vittime hanno fornito le immagini ed il tema per il Progetto Ombra. Questa azione nacque con lo scopo di evocare un momento tragico della storia dell’uomo: il 6 agosto 1945, alle ore 8,15, a Hiroshima esplose la prima bomba atomica, producendo almeno tre effetti: la vaporizzazione immediata dei corpi delle vittime, la sequela a distanza di deformità e gravi malattie, la minaccia della ripetizione della tragedia. La soluzione formale ideata per richiamare l’evento fu semplice ed efficace: dal profilo di vari esseri umani furono ricavate sagome in carta che i mailartisti spedirono a Maggi e che, deposte sul terreno e successivamente dipinte, lasciarono un’ombra… un’ “eliminazione di umanità” effettiva, di grande forza allusiva. Ma il Progetto Ombra può superare le proprie radici: partendo dal dato storico, può dilatarlo ed assumerlo come simbolo generale di dis-umanità. Il tema dell’ombra diventa così più ampio e quotidiano.
La tragedia iperbolica di Hiroshima può frantumarsi in mille drammi non meno gravi, perché comuni. Ogni evento negativo è, in ultima analisi, una sottrazione di umanità, un atto di morte piccolo o grande che lascia dietro di sé il vuoto e provoca dunque un effetto d’ombra. (www.ruggeromaggi.com)
Africa
Il mailartista Klaus Groh coinvolse artisti sudafricani fin dai primi numeri della sua rivista IAC-Info, mentre un altro artista tedesco, Volker Hamann, stabilì contatti in Ghana e Sudafrica ed organizzò anche le due prime esposizioni di mail art africane ad Accra in Ghana e a Lagos in Nigeria. Fu però l’artista postale e giornalista africano Ayah Okwabi che riuscì a coinvolgere cittadini africani all’interno del network globale della mail art organizzando nel 1987 Africa Arise and Talk with the World e, nel 1994, Women in Africa. Nel marzo del 1992 si tenne l’African Mutant Congress, istituito da Ayah Okwabi, nel Voluntary Workcamps Association of Ghana (VOLU). Nel 1985 gli artisti sudafricani fecero circolare artistamps illegali creati da Chuck Welch contro l’apartheid.
Sfidando la Cortina di Ferro dell’Europa dell’est
La barriera militare ideologica e politica conosciuta come la Cortina di Ferro separò tra il 1945 e il 1990 il Blocco Sovietico dall’Europa dell’Ovest. Tra gli anni Sessanta e Ottanta, la Cortina e il suo emblema più famoso, l’infame Muro di Berlino, incarnarono gli sforzi della Guerra Fredda di reprimere e bloccare lo scambio di comunicazioni e di idee.
Nei paesi al di là della Cortina di Ferro arte postale e arte politica furono due concetti inscindibili. La mail art fu sovversiva nel modo in cui gli artisti del Blocco dell’Est ridicolizzarono e derisero la burocrazia, eludendo leggi ed evadendo dalle forme di censura imposte al servizio postale.
I mailartisti raggirarono l’intelligence ed i servizi segreti con messaggi come quelli di Robert Rehfeldt che riportavano “Bitte denken Sie jetzt nicht an mich” (Per favore, non pensate a me adesso). Le beffe abbondavano e quando gli artisti postali si rendevano conto che la loro posta veniva aperta con il vapore, inserivano carta carbone nella busta per registrare i segni delle manipolazioni. Introducevano frammenti multipli di messaggi e oggetti nelle buste che venivano spedite da luoghi diversi. Cartoline, lettere, buste ma anche immagini disegnate a mano o messaggi codificati e timbrati che ricordavano l’arte clandestina di Samizdat – un termine russo che indica opere letterarie o artistiche al di fuori della pubblicazione ufficiale per evitare la censura – forma d’arte che ha avuto tra gli artisti postali più rappresentativi Rea Nikonova e Serge Segay, fondatori del primo Museo di arte postale in URSS.
Robert Rehfeldt (1931-1993) è considerato il padre fondatore dell’arte postale nella Germania Orientale. Lui e la sua compagna, Ruth Wolf-Rehfeldt, organizzarono spesso incontri informali nel loro East Berlin Pankow Studio, centro di interscambio diretto di informazioni per la diffusione dell’arte occidentale fra gli artisti della Germania dell’Est, elevando la corrispondenza a forma d’arte.
La voce comune delle riviste di mail art
In quel periodo la Poesia Visiva e sperimentale per la propria distribuzione e diffusione dipendeva interamente dall’arte postale. Molte mostre furono realizzate grazie alla posta ufficiale e la cartolina divenne il supporto naturale per questo tipo di ricerca poetica. Soprattutto in America Latina la Poesia Visiva creò un nuovo linguaggio che superò la censura e la propaganda dei mezzi di comunicazione di massa messe in atto dalle dittature militari dell’epoca. Nel 1973 Clemente Padìn ha creato la rivista assemblata OVUM in Uruguay, una nuova versione dell’ultimo “OVUM 10” degli anni Sessanta, diffondendo soprattutto l’attività poetico-sperimentale e la Poesia Visiva del circuito.
Lo scomparso artista postale polacco Pawel Petasz ideò Commonpress, una rivista di assemblaggio collettivo che è oggi considerata tra le pubblicazioni di mail art più importanti e influenti dell’epoca della Guerra Fredda. Gli artisti postali che vivevano negli stati socialisti del Blocco usarono le riviste clandestine di arte postale per comunicare la loro disperazione spesso con messaggi sovversivi che sfuggivano al rilevamento da parte dei censori e delle spie del governo.
Dalla fine degli anni Sessanta la mail art è stata pubblicata come parte della Poesia Visiva principalmente in libri o riviste d’artista, la cui distribuzione era controllata dallo stesso autore. Riviste collettive di assemblaggio come UNI/Vers(;) dell’artista cileno scomparso, Guillermo Deisler, furono distribuite in tutto il mondo in edizioni di 200 o più esemplari.
Nel 2007 Francis Van Maele pubblicò edizioni di piccoli libri d’artista e di poeti visivi e nel 2009 iniziò la pubblicazione di “Fluxus Assembling Boxes”. Insieme alla sua partner, la sud coreana Hyemee Kim, nota anche come Antic-Ham, Van Maele ha pubblicato “Franticham”. Riviste collettive di Artists’ Stamp furono realizzate in America Latina dagli artisti postali argentini Edgardo Antonio Vigo e Graciela Gutiérrez Marx in 24 edizioni intitolate Nuestro Libro Internacional de Estampillas y Matasellos dal 1979 al 1990. Ogni edizione era realizzata con cartone ondulato che conteneva dai 15 ai 20 artistamps.
In Uruguay apparve la rivista cooperativa CORREO DEL SUR (SOUTHERN POST) di Clemente Padín, della quale si editarono 14 numeri a partire da marzo 2000.
Questa formula si ritrova ancor oggi nei boxes di assemblaggio della mailartista italiana Ptrzia Tictac, le cui edizioni di Stampzine includono opere d’arte di circa trenta artisti postali internazionali specializzati nella creazione di francobolli postali. Bill Gaglione, un noto neo-dadaista californiano che vive attualmente a Knoxville, Tennessee, ha creato una trentina di edizioni di una rivista di timbri d’artista con lo stesso titolo, “Stampzine” ispirata alle edizioni della rivista Karimbada realizzata in Brasile dal 1978 al 1980 da Unhandeijara Lisboa.
Due note riviste nordamericane, FILE e VILE, iniziarono come pubblicazioni nel network e furono anticipatrici di zines contemporanee come QUOZ. La rivista FILE apparve nel 1972 e, tra il 1974 e il 1983, la performer canadese Anna Banana editò la rivista VILE.
In Germania il network IAC-INFO (1969-1990), anche conosciuto come International Artist’ Cooperation, fu creato dal suo editore Klaus Groh con il proposito di mettere in relazione artisti dell’Europa dell’Est con artisti postali del mondo Occidentale; da segnalare anche l’attività di Eberhard Janke con la sua Edition Janus e di Elke Grundmann con il suo progetto di mail art sociale.
Un recente progetto che si distingue è “Artist Matter Zine” di Hans Braumüller, stampato a Nachladen, Amburgo, 2019. Braumüller è attivo nella mail art e nella Poesia Visiva da circa trent’anni. Il concetto di “Artist Matter Zine” si basa sulla frase “Artist Matter: Think Global – Act Local.” La varietà dei contributi è evidente anche on-line nel sito: artistmatter.crosses.net.
Mail art…dall’analogico al digitale
La mail art esplorò molte forme creative d’avanguardia: copy art, cartoline, buste, francobolli, timbri, libri d’artista, audio e video-art, le fanzines e l’arte digitale online. Questi supporti artistici sono divenuti mezzi di informazione, comunicazione e di intercambio collaborativo che si sono sviluppati anche attraverso un’arte digitale online, tendenza che iniziò negli anni Ottanta mediante congressi e interscambi di fax digitali.
Nel 1989 l’artista postale belga Charles Francois creò RATOS, il primo BBS modem-to-modem ‘out-net’ network di teleconferenza, seguito da NYC Echo BBS di Mark Bloch e dalla Mail-Art BBS di Ruud Janssen di Amsterdam. Nel 1989, Chuck Welch creò Telenetlink che connesse l’arte postale con Internet al Dartmouth College’s Kiewit Computation Center e che fu uno dei 24 nodi di reti internazionali che utilizzarono sistemi integrati di switch packet del progetto Reflux Network del Dr. Artur Matuck, una sezione della Biennale di São Paulo del 1991. Alcuni elenchi di Emailart furono realizzati nel 1991 e postati da Welch su Bitnet listservs. Alla fine del 1994 Welch creò la prima homepage di mail art: Electronic Museum of Mail Art (Museo Elettronico di Arte Postale) che fu anche il primo museo di arte virtuale in internet ora conservato da ACTLAB dell’Università del Texas, ad Austin. In Italia sono da segnalare il Museo Dinamico della Mail Art SACS a Quiliano (Savona) diretto da Bruno Cassaglia e Cristina Sosio, la Ophen Virtual Art Gallery a Salerno diretta da Giovanni Bonanno e Mail Artists Index di Lutz Wohlrab in Germania (mailartists.wordpress.com).
Negli anni duemila nacque un importante collettivo d’arte chiamato AUMA / Azione Urgente di Mail Art, i cui membri furono: Elías Adasme, Hans Braumüller, Fernando García Delgado, Humberto Nilo, Clemente Padín, César Reglero,Tulio Restrepo e altri. Durante un arco di quattro anni vennero sviluppati vari progetti di arte postale via email collegando paesi distanti di Europa ed America Latina. Uno degli esempi più eclatanti della loro attività fu la cooperazione con Amnesty International per una campagna contro la pena di morte ed un intervento su una mappa mondiale satellitare creata dalla NASA sul tema della globalizzazione e dello sfruttamento.
Archivi di mail art
Gli archivi di mail art sono luoghi essenziali per le documentazioni scientifiche, l’arte telematica e la ricerca da parte degli storici dell’arte. Alcuni importanti esempi sono: l’archivio Artpool di György Galantai a Budapest e Boek 861 di César Reglero che è stato donato al Museo Internacional de Electrografía MIDECIANT dell’Università di Castilla-La Mancha in Spagna. In Germania il Museo Statale di Schwerin conserva le opere di mail art provenienti dall’Europa dell’Est. In Uruguay Clemente Padín ha messo a disposizione tutto il suo archivio di arte postale all’interno della biblioteca dell’Università della Repubblica UDELAR di Montevideo. L’artista visivo, editore e curatore Fernando García Delgado di Buenos Aires ha costituito un grande archivio internazionale: Mail Art / Arte Postal Vortice. In Belgio Guy Bleus ha istituito il suo Administration Centre – 42.292. La grande collezione Smithsonian Artistamp e Mail Art Library di Chuck Welch si trovano negli archivi dell’Arte Americana a Washington, D.C. Il suo Archival Mail Art Index, pubblicato da Netshaker Press, è un libro costituito da 1600 pagine con note, riferimenti incrociati ed uno schema per la creazione di un archivio di arte postale.
Nel 1979, dopo alcuni viaggi in Amazzonia, Ruggero Maggi ideò l’Archivio AMAZON di Milano per denunciare la sistematica distruzione perpetrata da latifondisti senza scrupoli con la complicità dei governi stessi per costruire le tristemente “famose” strade transamazzoniche – vere e proprie incisioni scavate sulla pelle della foresta – e per un piano devastante di agricoltura industriale che l’ha scarnificata. La foresta non ha finito di piangere, non ha finito di essere sacrificata per favorire ancor oggi i più biechi interessi.
Amazon è la testimonianza di un progetto in continua evoluzione: nel 1979 fu presentato presso il centro Sixto/Notes, prima esposizione di mail art a Milano; nel 1980 “Amazonic Trip” all’Università Cattolica di Lima, prima mostra di mail art in Perù dedicata al figlio di Edgardo Antonio Vigo, Abel Luis (Palomo); nel 1981 “Amazonic High Ways” alla XVI Biennale di São Paulo (Brasile), a cui seguirono vari progetti itineranti intitolati Some Amazonic Indians in Italia, Australia e Messico, mentre è in fase di realizzazione il progetto L’Amazzonia deve vivere!
Conclusioni
Dalle sue origini la mail art rappresenta un linguaggio che evidenzia l’importanza del multiculturalismo in forma aperta e democratica permettendo alle varie identità e personalità artistiche di coesistere e di crescere insieme. I mailartisti hanno sempre lottato per la giustizia sociale e hanno creato progetti che esaltano la diversità culturale. Gli artisti postali creano interrelazioni tra generi, etnie e classi sociali; tutti obiettivi essenziali nella tumultuosa era che stiamo vivendo. La mail art richiede spesso uno sforzo incredibile, solitario e costoso anche a livello economico, che non produce benefici per i suoi sostenitori. Ciò nonostante si è sviluppata una ricerca implacabile e creativa che perdura da oltre cinquant’anni in tutto il mondo, un anelito di tolleranza, reciprocità e scambio creativo senza censura.