Per amore del K-Pop
Un libro di parola e figura coloratissimo, un racconto di viaggio iniziatico quasi a fumetti, una storia di riti di passaggio in forma scherzosamente autoironica.
Sono tratti comuni a tanti diari o film adolescenziali, ma in una veste nuova, da Instagram cartaceo, dove si scopre passo passo come Marco Ferrara da Monza approda in Estremo Oriente e diventa il divo italo-coreano Seoul Mafia.
Grassoccio e non proprio felice, dopo qualche insuccesso canoro in patria, parte per la Corea del Sud, che lo affascina su youtube, sperando di superare agilmente la fase di apprendistato delle mosse dell’amata danza del K-Pop che gode di gran successo internazionale nel web. Scoprirà che l’apprendistato sotto un contratto capestro è durissimo, con ore e ore di lavoro giorno e notte.
Con un linguaggio giovanile gioca a inventarsi le “parole per dirlo” ed ecco la felicitùdine, la faigaggine (essere un tipo fico), il pannocchiume che rende l’idea delle questioni di gender con cui il giovane Marco, gay gentile a rischio bullismo, si deve misurare mentre insegue la celebrità come ballerino, cantante, attore. Supererà tutti gli ostacoli, personali e sociali, con una caparbietà insospettata e qualche aiuto pecuniario materno.
Dall’Italia alla Corea
Dopo un‘avventurosa audizione in Inghilterra, di nascosto dalla famiglia, si trasferisce nel Paese dei suoi sogni, senza sapere nulla di ciò che lo attende, cioè coabitazioni scomode e training forsennato.
Le pagine del suo diario sono piene di figurine e disegnini per visualizzare amichevolmente il percorso che lo ha portato a incidere il primo disco con una band coreana, reggendo l’impatto di un mondo davvero altro.
Pur di rimanere nel paese dei divi che il ragazzino prende a modello, si iscrive persino all’università e diventa un primo della classe nello studio di una lingua prima misteriosa.
Il successo
In Corea partecipa a show televisivi in quanto volto esotico, e quindi bello nella sua stranezza. Marco è ormai un idol globale. Come si fa per arrivare a questo? “Ci sono cinque regole – dice: ringiovanite, studiate, buttatevi, preparatevi mentalmente, imparate lingua e cultura”.
Il testo è punteggiato di titoli-sintesi accattivanti, perché un libro sia anche un oggetto del desiderio per i ragazzi che lo spulceranno. I glossari ai vari capitoli reggono bene il gioco parolibero di Seul Mafia, nome d‘arte furbo e certo azzeccato. Il finale è un classicissimo “Vi voglio bene” per amici e fan.